L’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni, corrispondente ad una vasta porzione dell’abitato di Brindisi romana, venne portata alla luce negli anni fra il 1964 e 1966, quando si diede avvio all’abbattimento di abitazioni nell’omonimo quartiere, il cui nome deriva dalla chiesa di San Pietro, attestata nel Seicento, ma di cui non resta traccia, e dagli Schiavoni che, con i Greci e Albanesi, popolarono il rione dal Cinquecento. All’affiorare dei primi resti archeologici iniziò lo scavo in estensione che mise in luce un’area archeologica di circa 4800 metri quadri oggi in parte resa fruibile al di sotto del Nuovo Teatro Comunale, la cui costruzione, “pensile” sui resti antichi, fu progettata proprio in funzione della valorizzazione delle preesistenze archeologiche. L’intera area è attraversata in senso nord-sud, da una strada basolata, con crepidini rilevate, identificabile con un cardine dell’impianto urbanistico della colonia latina di Brundisium. Ai lati della strada basolata si aprono gli ambienti di strutture abitative, identificabili dai pavimenti in opus signinum (cocciopesto), a mosaico e in opus spicatum (mattonelle poste a spina di pesce). Ad ovest della via si distinguono parte di una domus tardorepubblicana, un complesso termale tardo imperiale con più vani riscaldati e un esteso pavimento in opus sectile (riquadri di marmo), la soglia di un’abitazione, l’area scoperta di un ambiente con pavimentazione in mattoncini e i resti di una canalizzazione per il deflusso dell’acqua piovana. Il quartiere di età romana, pur risalendo al periodo tardorepubblicano (come testimoniano i mosaici scoperti) è leggibile nell’aspetto che assunse in età imperiale, quando l’asse stradale cadde in disuso, come dimostrano le ampie lacune visibili nel basolato stradale e la presenza del praefurnium (fornace di alimentazione) di un impianto termale databile al III-IV secolo d.C., che invade la crepidine della strada.