Sono 570.000 i volumi che costituiscono il patrimonio della biblioteca e, a parte qualche caso particolare, è completamente a disposizione degli utenti che desiderano consultarlo.
La consultazione è uno dei servizi che la biblioteca offre, insieme a:
° informazioni bibliografiche ° prestito locale ° prestito interbibliotecario
° riproduzioni digitali e fornitura di documenti
° Teche RAI
° visite guidate e didatticaLa biblioteca offre anche un ricco calendario di eventi (mostre, presentazione di libri, convegni, seminari, conferenze, spettacoli musicali e teatrali) e partecipa alle iniziative culturali che propone il Ministero della Cultura, del quale fa parte, insieme ad altre 45 biblioteche pubbliche statali.
Nel corso degli anni, ha ospitato diversi set cinematografici e pubblicitari, specie nel Salone Teresiano.
La biblioteca è attiva anche sui social, in particolare su Facebook, dove promuove le attività culturali e didattiche, e Instagram, dedicato alla valorizzazione del patrimonio librario.
La nascita della biblioteca affonda le sue radici nel progetto di riforma del sistema d’istruzione pubblica e universitaria avviato da Maria Teresa d’Austria nella seconda metà del XVIII secolo.
Istituita nel 1754 come biblioteca ausiliaria del rinnovato ateneo pavese, la Biblioteca prese forma solo nel 1763 quando il primo direttore Gregorio Fontana realizzò le disposizioni imperiali facendo raccogliere i libri presso il Collegio Ghislieri, dove nel 1772 la Biblioteca fu aperta al pubblico con un fondo librario di circa 10.000 volumi.
Intanto nel piano del nuovo palazzo universitario si predisponevano i locali che nel 1778, anno di nascita ufficiale, ospitarono la “Imperial Regia Biblioteca Ticinese”.
La prima sede della biblioteca fu il Salone, detto poi Teresiano dal nome della fondatrice, i cui scaffali furono presto totalmente occupati dai libri che affluivano numerosi grazie a:
° duplicati delle biblioteche di Brera e di Vienna
° biblioteche acquistate dal governo austriaco e divise tra Pavia e Milano, come quelle di Albrecht von Haller, dei conti Karl Firmian e Carlo Pertusati
° librerie delle congregazioni religiose soppresse tra la fine del ’700 e i primi dell’800
° fondi privati giunti per legato testamentario, oltre ai libri provenienti per diritto di stampa, fin dal 1802.
Si giunse così in un tempo relativamente breve a 50.000 volumi.
Per l’acquisto dei libri, il governo austriaco assegnò alla biblioteca pavese una dote che divenne meno cospicua sotto l’amministrazione post-unitaria, anche perché dalla metà dell’800 la Biblioteca godeva della generosa rendita del patrimonio lasciato dal medico Joseph Frank che, destinata all’acquisto di libri di medicina, ebbe rilevanza fino all’inizio del secolo scorso.
I rapporti di collaborazione con l’Università furono costanti, seppur di diverso livello nel tempo. Dopo l’Unità d’Italia il legame tra le due istituzioni si fece meno diretto sia per disposizioni regolamentari, sia per la progressiva istituzione delle Biblioteche di Facoltà con compiti di aggiornamento specialistico. Per questo il nome di Biblioteca Universitaria spiega le origini ma soltanto in parte la natura e le funzioni attuali dell’Istituto.
In linea con l’impostazione illuministica che aveva determinato la fondazione della biblioteca, i nostri predecessori offrirono i migliori strumenti a sostegno degli studi e delle ricerche universitarie.Un esempio concreto di questa politica fu l’arrivo dei tremila volumi duplicati appartenuti ad Albrecht von Haller acquistati dal Governo austriaco grazie al quale arrivarono a noi anche i libri di Carlo Pertusati.
Fu subito chiara l’importanza di periodici e atti delle accademie per assicurare l’aggiornamento scientifico: la loro acquisizione cominciò con Gregorio Fontana e portò alla formazione di una raccolta preziosa per gli studiosi di storia delle scienze. Tra i titoli:
° “Philosophical Transactions”
° “Journal des Sçavants”
° atti della prussiana Societas Regia Scientiarum
° atti dell’Accademia di San Pietroburgo
° American Philosophical Society.
Con l’acquisizione dei cinquemila volumi provenienti dalla biblioteca di Karl Firmian, nel 1784 incrementammo il nostro patrimonio con opere classiche e, in seguito alla soppressione dei conventi dei periodi giuseppino e napoleonico, arrivarono anche opere importanti di area umanistica.
Comunque, fino al secondo Ottocento, le nuove accessioni furono funzionali alla specializzazione scientifica, così ci assicurammo la biblioteca di Giuseppe Moretti (1855) e parte di quella appartenuta a Santo Garovaglio (1884), entrambe specializzate in botanica.
Acquistammo poi i migliori libri di medicina grazie alla cospicua rendita ereditata dal medico Joseph Frank e destinata a quello scopo.
Il fondo autonomo più importante, acquistato nel 1893, è la biblioteca di Alfonso Corradi con una sezione di storia della medicina e una storico-letteraria, ricchissima di edizioni della Crusca, di epistolari, di storie municipali che colmava le lacune del nostro patrimonio orientato alle discipline scientifiche.
Dall’inizio del XX secolo la fonte primaria di incremento sono gli acquisti correnti. Da circa un ventennio, in considerazione dell’impossibilità di tener dietro, con le attuali disponibilità economiche, alla produzione bibliografica nelle varie discipline, e in base a una diversa valutazione dei compiti di una biblioteca pubblica statale, acquistiamo soprattutto grandi repertori bibliografici e opere di consultazione generali e specialistiche.