Il Castello di Racconigi è una delle più note dimore dei Savoia e dal 1997 è iscritto nella Lista del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO come parte del sistema delle residenze sabaude. Da struttura fortificata in epoca medievale fu trasformato in villa per lo svago e la caccia intorno alla metà del secolo XVII, dopo essere diventato proprietà del ramo cadetto dei Savoia-Carignano. Il progetto fu sviluppato dall’architetto Guarino Guarini, che realizzò la facciata settentrionale, rivolta verso il parco, e ricavò il salone centrale dallo spazio occupato dal cortile interno. Nella seconda metà del Settecento, Giovanni Battista Borra studiò nuovi adeguamenti architettonici in stile neoclassico: tra questi, la facciata meridionale dell’edificio, con la monumentale scalinata culminante nel pronao con colonne ioniche e timpano triangolare. L’aspetto attuale del Castello è il risultato delle successive trasformazioni volute da Carlo Alberto di Savoia-Carignano, che a partire dal 1832 ne fece la sede delle villeggiature estive della famiglia reale: una destinazione d’uso che accentuò la dimensione privata, di casa del re, dell’edificio. Per rendere la residenza più adatta alle esigenze della corte, il sovrano ne affidò l’ampliamento all’architetto Ernesto Melano, che progettò due nuove ali a est e a ovest; nel frattempo il bolognese Pelagio Palagi si occupò di disegnare la decorazione degli interni, poi eseguita da una équipe di artisti e artigiani specializzati. Nel corso del Novecento nuovi interventi e ammodernamenti interessarono la dimora, regolarmente frequentata dai discendenti di Casa Savoia fino al 1946. Sul lato nord del Castello si apre un imponente parco di circa 170 ettari. Dopo la sistemazione studiata nel 1650 dall’ingegnere Carlo Morello per il principe Tommaso di Savoia-Carignano, vent’anni più tardi il parco apparve secondo il rigore geometrico conferitogli dall’architetto francese André Le Nôtre, autore dei giardini della Reggia di Versailles. Negli anni Ottanta del Settecento, per volere della principessa Giuseppina di Lorena Armagnac, l’area fu trasformata dall’architetto Giacomo Pregliasco, che ne riprogettò una parte studiando nuovi percorsi pittoreschi, immersi in una natura rigogliosa e apparentemente selvaggia. Il completamento del parco in stile romantico, come si presenta oggi, si deve a Carlo Alberto di Savoia-Carignano ed è opera del paesaggista tedesco Xavier Kurten (1820). Nuovi ampliamenti furono realizzati a partire dal 1831: da quel momento l’area, oltre a essere un luogo di svago, diventò anche un sito produttivo. A tale scopo fu costruita la cascina della Margaria, un complesso agricolo in stile neogotico disegnato da Pelagio Pelagi e realizzato tra il 1835 e il 1843, che ospita la cappella del Beato Alberto e il Reposoir, uno spazio riservato al riposo della regina durante le passeggiate e le cavalcate nel parco. Negli anni Quaranta i fratelli Marcellino e Giuseppe Roda allestirono il giardino a fiori e frutta, in seguito detto dei Principini. Tra il 1844 e il 1848, su idea dei fratelli Roda e progetto di Carlo Sada, vennero edificate le Serre reali per la coltivazione sperimentale e il ricovero invernale di alberi da frutto e di specie esotiche rare. Tra l’Otto e il Novecento l’area fu utilizzata prevalentemente come riserva di caccia e tenuta agricola. Nel 1980 il parco fu acquistato dallo Stato italiano insieme al Castello.