Il parco archeologico del
Santuario di Ercole Curino è stato istituito negli anni ’70 del secolo scorso
nel territorio comunale di Sulmona. Posto sulle pendici del monte Morrone, in
località Badia, il santuario terrazzato è una delle aree sacre più importanti
dell’intero Abruzzo. Ebbe una continuità di vita e di ricchezza a partire
dall’età ellenistica (IV-III sec. a. C.) fino alla metà del II sec. d. C.
È costruito su terrazzamenti
artificiali che definiscono gli spazi sacri digradanti lungo il pendio montano:
sul livello più alto è documentata la prima fase edilizia, con tempio su alto
podio. L’ampliamento successivo del terrazzo vide la costruzione del cosiddetto
sacello con la gradinata monumentale interrotta dal piazzale lastricato alla
cui base si aprivano i porticati dell’ampio spazio affacciato sulla conca
peligna.
La ristrutturazione generale
dell’impianto si fa risalire all’inizio del I sec. a. C., con un terrazzo
inferiore, sostruito da un imponente muro in opera quasi reticolata sul quale si impostano una serie di ambienti voltati sottostanti il piazzale. La ricchezza e la fama del
santuario non si persero con l’abbandono dei luoghi dovuto ad una frana che
seppellì gli edifici. Il diffondersi del Cristianesimo
conservò la sacralità del luogo, come testimonia l’edificazione, ai margini del
santuario pagano, di una chiesetta ampliata successivamente da papa Celestino V
(XIII secolo).Tra i
notevolissimi doni votivi restituiti dal sito
spicca l’eccezionale statuetta bronzea di Ercole a riposo, oggi
conservato preso il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo a Villa
Frigerj, Chieti.L’accesso, posto al termine di
un sentiero che discende dal piazzale con parcheggio, si apre sul limite
settentrionale del santuario e corrisponde ad un ingresso in uso dalla fase
della ristrutturazione (post I sec. a. C.) mentre l’ingresso più antico si apre
a sud. Dal terrazzo mediano è possibile salire, mediante la gradinata
monumentale, al terrazzo superiore che ospitava gli edifici templari. Di essi è
parzialmente visibile il cosiddetto sacello che conserva l’importante tappeto
musivo policromo decorato da motivi ellenistici, e la decorazione parietale ad
imitazione delle lastre marmoree. Dal terrazzo mediano si può scendere alla
base del santuario per ammirare il grande muro di sostruzione in opera incerta
e quasi reticolata, per poi risalire al livello degli ambienti voltati ora
crollati, posti in origine al di sotto del piazzale di accesso. Da questo
terrazzo si abbraccia con un solo sguardo l’intera conca peligna.